Queste sono le 5 cose da non fare quando si vive in un ambiente con probabile presenza di radon, se si vuole diminuire la probabilità di incorrere in un carcinoma polmonare.
1) Ignorare il problema
Solamente una specifica misura con l’individuazione dei valori dell’eventuale inquinamento e delle vie d’entrata del gas in casa, può indirizzare ad un (facile) risanamento.
Questo gas è “traditore” in quanto nulla ce ne segnala la presenza, fino a che non sia troppo tardi.
2) Fumare
Il fumo da tabacco, oltre ad attaccare le medesime cellule colpite dalle radiazioni del radon e dei suoi figli, indebolisce gli organi che sovraintendono alla nostra difesa naturale contro l’intrusione nei polmoni di particelle estranee.
Inoltre il fumo che staziona nell’ambiente aiuta il mantenimento in aria della progenie del radon rallentandone l’eliminazione e inoltre la veicola dentro l’apparato respiratorio.
Il fumo da tabacco è la prima causa di tumore all’apparato respiratorio e i suoi effetti sono sinergici con quelli del radon; infatti le analisi epidemiologiche dicono che questo gas “attacca” principalmente i fumatori tanto che, su dieci casi di tumore da esso provocati, nove li riguardano.
3) Eliminare gli spifferi
Gli spifferi annullano la differenza tra la pressione atmosferica esterna e quella interna, che è la principale spinta all’entrata del radon; la loro presenza fa scendere la concentrazione di radon indoor quasi a livelli esterni.
L’installazione di infissi che, oltre al chiaro vantaggio di essere energeticamente efficienti, sono purtroppo anche stagni al passaggio dell’aria, può essere perciò potenzialmente letale, se non accompagnati da sistemi di compensazione di questo difetto.
4) Installare in casa dispositivi di estrazione dell’aria inappropriati
Sono ad esempio le cappe per il convogliamento dei fumi o i dispositivi elettromeccanici per la estrazione forzata. Contribuiscono sensibilmente alla diminuzione della pressione interna che, come detto, è la principale spinta all’entrata del radon.
Il problema non sussiste però se si utilizzano cappe corredate di apposite e capaci prese d’aria esterna e dispositivi elettromeccanici per la ventilazione forzata che assicurino comunque la sovrappressione dei locali o anche altri non alimentati elettricamente.
5) Non ventilare periodicamente i locali
Pur non essendo un rimedio sufficiente o definitivo in quanto non affronta il problema del radon all’origine, la frequente ventilazione con il conseguente ricambio dell’aria dei locali è un’abitudine salutare da tanti punti di vista. Diminuisce dal 10% al 40% la concentrazione media del gas e quindi la dose di radiazioni assorbita.