Mappe della concentrazione del radon nelle Regioni italiane

Utili indicazioni per conoscere la diverse concentrazioni di radon presenti in Italia. Qui potrai trovare le mappe della concentrazione del radon nelle regioni italiane, ma anche la descrizione delle metodologie di raccolta delle misure e le analisi dei risultati.

Questo testo informativo raccoglie, per quanto è stato possibile, le mappe dell’inquinamento da radon indoor realizzate nelle varie Regioni e Province Autonome. Inoltre raccoglie alcune note sulle metodologie adottate e sui risultati ottenuti. Le informazioni sotto riportate (che se integralmente trascritte dalle fonti sono scritte in corsivo), con le relative figure e tabelle, sono estratte dal sito dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), dell’ISS (Istituto Superiore della Sanità) o delle ARPA – APPA (Agenzie per la Protezione Ambientale), regionali e provinciali.

L’origine, la metodica di elaborazione e la tempistica delle mappe prodotte sono diversi da caso a caso. Le mappe radon delle Regioni che le hanno elaborate sono state realizzate, con grosso ritardo, rispetto alle disposizioni del D.Lgs. 241/00 che li richiedevano e senza un coordinamento o delle istruzioni nazionali.

Solo alcune Regioni hanno infine affrontato il proprio compito, nel determinare ufficialmente le “radon prone areas” (aree ad alto rischio di radon indoor, che sono poi chiamate aree prioritarie radon nel D.Lgs. 101/2020). Queste aree sole permettono l’applicabilità delle prescrizioni di legge a protezione della popolazione, anche se sono state in molti casi ufficiosamente già messe a punto. A luglio 2023 le regioni che hanno ufficialmente definito e pubblicato la lista delle aree prioritarie radon sono il Piemonte, la Sardegna e la Lombardia.

Perché non tutte le regioni si sono preoccupate di redigere mappe sulle concentrazioni di radon?

La ragione di questa mancanza può forse derivare dal timore di danneggiare l’economia di alcune aree, malgrado il rischio sanitario che così si fa correre alla popolazione. Oppure è una indiretta critica alla strategia di difesa dall’inquinamento radon che si basa sull’individuazione delle “radon prone areas”.
Infatti sappiamo che non vi è una soglia nella concentrazione del radon nell’ambiente al di sotto della quale non esistano danni al nostro sistema respiratorio. Tanto più che si legge che il 90% delle vittime siano causate dalla vita in ambienti con meno di 200 [Bq/m3].
Allora la stesura delle mappe radon delle Regioni al fine di seguire una strategia delle “radon prone areas” ove indirizzare gli interventi, chiudendo gli occhi sul resto del territorio, appare forse discutibile.

Quali sono le disposizioni di legge che danno indicazioni per la protezione dal radon nelle nostre abitazioni?

Per quanto attiene alle disposizioni di legge che regolano il settore, data la obsolescenza di quelle nazionali, è bene fare ormai riferimento alla nuova Direttiva UE. Cioè la Direttiva 2013/59/Euratom del Consiglio dell’Unione Europea, da recepire dagli Stati Membri entro il 6 febbraio 2018.

Una normativa nazionale per la protezione dall’esposizione al radon nelle abitazioni (D.Lgs 101 del 2020) è stata finalmente emanata e successivamente integrata e corretta (D.Lgs 203 del 2022). La protezione dal radon indoor anche nelle abitazioni è prevista nella precedente Direttiva Europea, e quindi recepita nella normativa italiana.
Tale Direttiva prevede che gli Stati Membri dell’Unione Europea adottino un livello di riferimento di concentrazione di radon non superiore a 300 [Bq/m3]. Quindi più stringente di quello previsto dalla precedente Raccomandazione Europea 90/143/Euratom del 1990 per le abitazioni esistenti.
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato (nel 2009) un livello di riferimento possibilmente non superiore a 100 [Bq/m3] e in ogni caso non superiore a 300 [Bq/m3].

Inoltre, nella nuova Direttiva dell’U.E. sono previste azioni di prevenzione dell’ingresso del radon nelle abitazioni di nuova costruzione.

Per tali azioni, nel 2008 è stata prodotta la “Raccomandazione sull’introduzione di sistemi di prevenzione dell’ingresso del radon in tutti gli edifici di nuova costruzione” nell’ambito del progetto PNR-CCM.

Per maggiori informazioni sugli aspetti legali del problema si può ricorrere all’apposito testo informativo di questo sito.
Prima di passare all’esame delle singole mappe radon delle Regioni occorre sottolineare un concetto basilare. Il valore di concentrazione media di radon in un’area non fornisce un’indicazione sufficiente riguardo al livello di radon di una singola abitazione. Per conoscerlo infatti è sempre necessario effettuare una misurazione.

Mappa generale dell’Italia da chi è stata realizzata e con che metodologie?

Iniziamo le analisi con una vecchia e diffusa mappa dell’intera nazione e poi vedremo quelle delle Regioni che ne hanno elaborate altre successivamente.

Nel 1988 l’ENEA-DISP (successivamente ISPRA) e l’Istituto Superiore di Sanità (I.S.S.) promossero e negli anni ’90 coordinarono un’indagine nazionale a campione. Lo scopo era di valutare l’esposizione media della popolazione al radon nelle abitazioni, considerato che generalmente nell’ambiente domestico si trascorre la maggior parte del tempo.
I criteri statistici di base adottati per la scelta del campione, che permisero di ottenere risultati statisticamente significativi anche a livello regionale, furono i seguenti.

• campione di 5000 famiglie (= abitazioni) sul totale di 20 milioni censite nel 1981;

• suddivisione delle famiglie da campionare su 200 comuni sul totale di circa 8000;

• stratificazione dei Comuni secondo la Regione di appartenenza e due livelli di ampiezza demografica: il primo contiene i Comuni con un numero di abitanti residenti superiore a 100 mila, il secondo con numero inferiore;

• inserimento dei 50 Comuni con più di 100 mila abitanti nel campione; i restanti 150 estratti casualmente, proporzionalmente al rimanente numero dei Comuni appartenenti alle Regioni;

• proporzione di campionamento delle famiglie costante per tutti i Comuni appartenenti allo stesso strato.

I risultati della prima mappatura in Italia della concentrazione di Radon

Il valore della concentrazione nazionale media è risultato pari a 70 [Bq/m3]. Valore relativamente elevato rispetto alla media mondiale valutata intorno a 40 [Bq/m3] e a quella europea di circa 59 [Bq/m3].

I risultati dell’indagine nazionale aggregati per Regione mostrano una situazione molto diversificata con concentrazioni medie regionali. Essi vanno da poche decine di [Bq/m3] fino ad oltre 100 [Bq/m3] e singole abitazioni che arrivano fino a migliaia di [Bq/m3].
Ciò è dovuto certo alle differenti caratteristiche geologiche del territorio, ma anche alla diversa qualità degli edifici e alle abitudini degli abitanti.

Si evidenzia che all’interno delle singole Regioni sono possibili variazioni locali, anche notevoli, della concentrazione di radon indoor. Pertanto il valore della concentrazione media regionale non fornisce nessuna indicazione riguardo alla concentrazione di radon presente nella singola abitazione.
La concentrazione di radon in una abitazione dipende da molti fattori. Dalla presenza di uranio e radio nel suolo e nei materiali da costruzione, dalla permeabilità del suolo, dalle tecniche costruttive dell’edificio e dalle abitudini di vita. Elevati livelli di radon possono essere riscontrati ovunque.
Nelle  “radon prone areas” si riscontrano elevati livelli di radon in una percentuale di edifici superiore ai valori medi.

I risultati dell’indagine nazionale degli anni ’90 sono leggibili in queste immagini del sito dell’ISS e dell’ISPRA.

Dal sito dell'ISS un'immagine dell'Italia con i risultati dell'indagine nazionale degli anni '90.

In conclusione in Italia si stima che approssimativamente nell’1 % delle case vi sia una concentrazione di radon superiore ai 400 [Bq/m3] e nel 4 % maggiore di 200 [Bq/m3]. Quindi, secondo analisi preliminari, si valuta un rischio sull’intera vita, per il tumore al polmone, dell’ordine dello 0,5 %. Inoltre che il 5-15% dei tumori polmonari che si verificano in Italia, ogni anno, siano da attribuirsi al radon.

Prossima indagine prevista sulla concentrazione di radon in Italia

Dallo stesso sito dell’Istituto Superiore di Sanità si ricava inoltre quanto segue:

…..l’Istituto Superiore di Sanità ha organizzato (in collaborazione con la Telecom-Italia) una seconda indagine nazionale, finalizzata ad avere un campione rappresentativo per ogni Provincia italiana. Essa ha coinvolto circa 5500 abitazioni di lavoratori Telecom distribuite in circa 1800 Comuni. La rappresentatività del campione, scelto casualmente tra i circa 50 mila dipendenti Telecom, è stata valutata confrontando le caratteristiche delle abitazioni del campione con quelle della popolazione generale registrate dall’ISTAT.
La pubblicazione dei risultati dell’analisi dei dati raccolti con questa indagine era stata prevista nel 2017.

 

Qual è la situazione della concentrazione del radon nelle varie regioni italiane? Le mappe delle diverse regioni. 

Negli anni successivi all’indagine nazionale del 1990, diverse Regioni hanno svolto ulteriori ricerche, su scala regionale o sub-regionale. Sono finalizzate all’individuazione delle aree con elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di radon come previsto dal D.Lgs. 230/95 e s.m.i. e alla realizzazione di mappe radon delle Regioni. Tali indagini hanno notevolmente ampliato la produzione di dati. Permettendo di comprendere la distribuzione spaziale dei livelli di radon all’interno del territorio regionale e di rappresentarla attraverso delle mappe. La mancanza di linee guida ha generato, però, una situazione molto eterogenea nelle metodologie di esecuzione delle indagini e nella rappresentazione cartografica dei risultati.Dal sito di ISPRA si ricava questa figura dell'Italia che raffigura sinteticamente i risultati ottenuti da alcune Regioni per l’individuazione delle aree ad elevata probabilità di concentrazione di radon

 

La figura a sinistra raffigura sinteticamente i risultati ottenuti da alcune Regioni. Si tratta di Abruzzo, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Provincia di Bolzano, Veneto e Friuli V.G.. Disegnate con l’individuazione delle aree ad elevata probabilità di concentrazione di radon (ISPRA – 2014). L’illustrazione dettagliata degli stessi e delle relative mappe radon delle Regioni verrà fatta nelle pagine seguenti.

Mappe regionali – Confronto con la campagna nazionale

Vogliamo adesso confrontare fin da subito i valori ottenuti nella campagna nazionale del 1990 con quelli ottenuti nelle varie campagne regionali o provinciali. Al momento attuale (marzo 2018), si può elaborare la tabella a fianco. Si nota che, differentemente da quanto appariva dalla campagna nazionale, le aree più inquinate risultano adesso essere altre. Cioè le Province Autonome di Bolzano e Trento e il Friuli Venezia Giulia e solo dopo Lombardia e Lazio.

Quasi tutte le Regioni poi vedono i propri valori nettamente aumentati,  anche se questa è una valutazione ancora parziale. Infatti alcune Regioni (tra cui la Campania, presumibilmente ad alto rischio) non hanno terminato il proprio lavoro.

Preliminarmente però si può calcolare che, per le sole Regioni/Province che hanno revisionato i valori di concentrazione, l’aumento medio è del 57 %. La concentrazione nazionale passerebbe proporzionalmente da 70 a 110 [Bq/m3].

La prosecuzione del nostro studio si differenzia adesso nelle seguenti singole Regioni:

Quali sono le regioni che ancora non hanno realizzato una mappa della concentrazione del radon?

Nei rimanenti territori (ad eccezione della Sardegna) non sono state effettuate campagne di misurazione che siano sufficientemente rappresentative della situazione. Né quindi è stata conclusa la stesura delle relative mappe radon delle Regioni.

In Umbria è stato eseguito un monitoraggio solo su parte delle scuole. La Campania ha portato avanti degli studi sulle caratteristiche geologiche del territorio (e ha emesso la legge regionale 13/2019 superata poi dal D.Lgs 101/2020) . In Puglia (per la quale è stata emessa la legge regionale 30/2016 per i luoghi di lavoro, di istruzione e pubblici ovviamente poi superata dal D.Lgs 101/2020) sono in corso misurazioni nelle scuole, nei luoghi di lavoro e pubblici. La Regione ha provveduto a elaborare un Disciplinare tecnico sulle modalità di esecuzione delle misure di gas radon da parte dell’agenzia  ARPA Puglia, che recepisce le osservazioni dell’ISS e delle Linee guida tecniche per la misura di concentrazione del radon in aria nei luoghi di lavoro sotterranei.
I dati di concentrazione di radon misurati nell’ambito delle campagne di misura effettuate a partire dal 2004 sono stati anche georeferenziati.
A fronte di un superamento dei limiti di legge riscontrato in luoghi di lavoro, l’agenzia ARPA Puglia provvede ad informare le autorità di competenza. In caso di superamento dei limiti indicati in abitazioni, lo evidenzia all’utente.

Nella Basilicata è stata eseguita una rilevazione che ha coinvolto un buon numero di scuole. In Calabria la locale ARPA ha effettuato un certo numero di misurazioni nelle province di Catanzaro e Crotone. A seguito di esse si è concluso che il territorio ha una concentrazione media di radon negli ambienti confinati  pari a 76 [Bq/m3], sensibilmente più alta di quella attribuita dalla campagna di misure del 1990 e tutt’altro che trascurabile.

L’ARPA  della Sicilia ha elaborato un Piano Regionale Radon che prevede la collocazione di 6000 dosimetri. Ha portato avanti quindi rilevazioni nel Comune di Trapani, in alcuni luoghi di lavoro ospedalieri, misurazioni in acque, a Catania e a Palermo. Tutte preliminari alla realizzazione della mappa in accordo al Piano Regionale. Inoltre ha condotto nel 2010 un progetto pilota nella Provincia di Ragusa che ha coinvolto 400 abitazioni in 12 Comuni con il risultato di una media aritmetica della concentrazione pari a 75 [Bq/m3].
In Sardegna  ARPA Sardegna ha terminato nel 2019 un progetto (Progetto Radon) di misurazioni in abitazioni e scuole di 184 Comuni per l’individuazione delle aree a rischio. I risultati si leggono nei documenti:

http://www.sardegnaambiente.it/index.php?xsl=612&s=389706&v=2&c=4581&idsito=21

https://www.snpambiente.it/wp-content/uploads/2020/10/Arpa-Sardegna-compresso.pdf.

A seguito della emissione del D.Lgs 101/2020 la Regione Sardegna (prima in Italia) ha successivamente aggiornato l’elenco delle aree sopradette e ha pubblicato con Deliberazione 20/71 del 30/06/2022 la lista delle aree prioritarie con l’elenco dei comuni ad elevato rischio Radon:

https://delibere.regione.sardegna.it/protected/60679/0/def/ref/DBR60493/ .

In particolare l’elenco dei Comuni interessati sale a 162 su 377 e precisamente:

Aggius, Aglientu, Alà dei Sardi, Albagiara, Ales, Anela, Arbus, Aritzo, Arzachena, Arzana, Atzara, Austis, Badesi, Ballao, Banari, Baradili, Baressa, Bari Sardo, Barrali, Baunei , Belvì, Benetutti, Berchidda, Bessude, Bitti, Bonnanaro, Bono, Bortigiadas, Borutta, Bottidda, Buddusò, Bultei, Bulzi, Burgos, Calangianus, Capoterra, Cargeghe, Castiadas, Cheremule, Codrongianos, Cossoine, Curcuris, Desulo, Dorgali, Elini, Erula, Escalaplano, Esporlatu, Esterzili, Florinas, Fonni, Gadoni, Gairo, Galtellì, Gavoi, Genoni, Genuri, Giave, Girasole, Golfo Aranci, Goni, Gonnoscodina, Gonnosfanadiga, Gonnosnò, Ilbono, Illorai, Irgoli, Jerzu, La Maddalena, Laconi, Laerru, Lanusei, Lei, Loceri, Loculi, Lodè, Lodine, Loiri Porto San Paolo, Lotzorai, Lula, Luogosanto, Luras, Mamoiada, Maracalagonis, Martis, Meana Sardo, Mogorella, Monti, Muravera, Neoneli, Nughedu Santa Vittoria, Nule, Nuoro, Nureci, Olbia, Oliena, Ollolai, Olzai, Onanì, Onifai, Oniferi, Orani, Orgosolo, Orotelli, Ortueri, Orune, Oschiri, Osidda, Osini, Ottana, Ovodda, Ozieri, Padru, Palau, Pattada, Perdasdefogu, Perfugas, Pimentel, Pompu, Sadali, San Teodoro, San Vito, Santa Maria Coghinas, Santa Teresa Gallura, Sant’Antonio di Gallura, Santu Lussurgiu, Sarule, Sedini, Senis, Seui, Seulo, Siligo, Silius, Simala, Siniscola, Sinnai, Sorgono, Talana, Telti, Tempio Pausania, Tertenia, Teti, Tiana, Tonara, Torpè, Torralba ,Tortolì, Triei, Trinità d’Agultu e Vignola, Tula, Turri, Ulassai, Urzulei, Ussassai, Vallermosa, Viddalba, Villacidro, Villagrande Strisaili, Villanova Tulo, Villanovaforru, Villaputzu, Villasimius.

Il criterio di cui all’art. 11 comma 3 del D.Lgs. n. 101/2020 utilizzato per l’individuazione delle sopra citate aree prioritarie, è un criterio transitorio da seguire fino al termine di due anni dall’entrata in vigore del Piano Nazionale d’Azione per il Radon.

La Liguria il 17 maggio 2019 ha emesso la Delibera della Giunta Regionale n. 399 “Approvazione Piano di monitoraggio gas radon in edifici pubblici e privati della Liguria anno 2019-2020” e il 23 luglio 2021 la Delibera n. 657 “Situazione della campagna di approfondimento di indagine del gas radon indoor 2021-2022.

La Regione Marche, dopo il generico report informativo di ARPAM sul problema radon del 2003 (aggiornato nel 2007), fiduciosa nei risultati  confortanti ricavati dalla campagna nazionale degli anni ’90, non ha ritenuto necessario portare avanti alcuna attività di misura di rilievo.

Il Molise  (dopo la breve campagna di misura svolta da ARPA Molise nell’inverno 2012/2013 in una cinquantina di istituti scolastici) non risulta che abbia portato avanti nessuna attività di rilievo, con il fine di misurare la concentrazione radon nel territorio.

Revisionato agosto 2023